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domenica 28 ottobre 2018

Maria Agnese Moro e il Perdono

Sabato 28 settembre la nostra parrocchia di San Francesco ha vissuto un momento di particolare grazia nell’incontro e nell’ascolto dell’esperienza e del cammino di fede vissuto da Maria Agnese Moro, la figlia dello statista Aldo Moro vittima della furia scatenata negli anni ‘70 dalle Brigate Rosse.
Don Enzo capitani, responsabile diocesano per la Caritas, ha introdotto la testimonianza parlando del carico di dolore sociale vissuto in quegli anni dagli italiani, dell’inattualità di tensione, di paura che continuava ad alimentarsi anche con le armi, con lo scaricarsi a vicenda le responsabilità!
Il papa Paolo VI scrisse in aiuto di Aldo Moro due testi, due vere e proprie preghiere, la prima durante la prigionia del politico, una lettera alle Brigate Rosse, per esortare i brigatisti a restituite “l’uomo onesto alla libertà, alla sua famiglia, alla società civile... fratello e figlio della Chiesa di Cristo!” Paolo VI si rivolse ai brigatisti “nel nome di Cristo. Ve lo chiedo in ginocchio! Liberate l’onorevole Aldo Moro!”. Questo grande papa fu l’unica autorità a chiamare i brigatisti UOMINI; confessava tutta la sua impotenza con profonda umanità!

La figlia di Aldo Moro di fronte al dramma vissuto in prima persona ci confessa una certa difficoltà vissuta con la parola PERDONO, una parola che avverte come scivolosa, che può generare una sorta di fraintendimenti! Innanzitutto non c’è asimmetria tra chi è buono e chi deve essere perdonato: c’è da precisare che nessuno è buono, il perdono è una forma di giustizia e di amore solo per sé stessi! Questo non riguarda solo la sfera religiosa perché cercare di ricostruire ciò che è spezzato non riguarda solo la religione! E il perdono non è un sentimento, non è un colpo di spugna, non è minimizzare il male fatto, non è obbligatorio, non è questione etica o civica! Il ricomporre ciò che è stato spezzato è un’esigenza della nostra coscienza! Prima di ogni cosa c’è da riconoscere sempre la propria, totale e completa imperfezione, il proprio egoismo, la propria limitatezza.
Nel dramma subito da Maria Agnese c’è stato molto abbandono, molta disumanità; la porta si è chiusa sempre più serrata, malgrado l’innocenza del padre! Nel dramma l’unico conforto era la certezza che in qualunque situazione fosse il papà Aldo Gesù era con lui!
E il dramma non terminò con la morte: l’impossibilità di vedere il corpo se non dopo l’autopsia, la sepoltura “senza tante pompe, con poche persone” come desiderio del padre stesso... “È stato drammatico vedere più che altro la forza del male, il male è fatto anche delle facce dei buoni che non si oppongono al male, di chi persegue il suo interesse... questo fa male soprattutto quando chi agisce così è cristiano! Odio, rabbia, rancore, senso, di colpa, guardando senza la possibilità di aiutarlo... c’è un senso di giustizia, bene assoluto, inarrivabile, fortemente desiderato per tutti, per la società, ma l’unica giustizia che ti viene offerta sembra essere quella penale, certamente importante, anche per la società, e anche per quelli che devono espiare -alcuni pentiti rendono grazie per il cambiamento che vivono- ma assolutamente insufficiente al bene dell’uomo!”. Dentro i familiari di chi viene brutalmente trucidato cresce un urlo che nessuno ascolta, con il rischio di essere complice di una catena di male, con un atto che non si ferma: si genera una catena di sentimenti, di momenti di terrore e il male rivive giorno dopo giorno. A quel punto nasce un desiderio che dice basta, ed è questo il punto in cui si sente la necessità di perdono! “Mi sento fortunata perché lassù Qualcuno mi ama -continua Maria Agnese- e non mi ha mai abbandonata. Un gesuita mi parlò e mi aiutò con il suo desiderio di parlarmi.”
Maria Agnese è certa di quanto il male abbia un effetto immediato e si estenda, mentre il bene lavora nel tempo, con calma! Le parole di Paolo VI ritornarono: quegli uomini sono stati chiamati UOMINI, fratelli e queste buone parole riemersero in lei! “Alla fine mi sono decisa ad incontrare uno dei brigatisti! Franco Bonisoni: si presentò con una piantina... era la vita che continua! Quando lui era in carcere chiedeva il permesso di andare a parlare con i professori dei figli! I permessi rari erano per questi colloqui da sempre insopportabili... il mostro faceva anche queste cose... incontrarlo e parlargli ha permesso di scoprire la consapevolezza in lui di aver commesso un terribile errore, quello di aver fatto qualcosa di irreparabile! Una morte orrenda genera solo grandissimo dolore! Con il dialogo si comincia a creare un ponte e il mostro diventa uomo, essere umano, diventa un volto di una vita difficile. Da loro Maria Agnese ha imparato una cosa molto importante, incontrandoli in maniera completamente disarmata, senza pretese, senza pregiudizi! Solo così si può essere poco alla volta in grado di incontrare il mostro che copre il volto dell’uomo. Ogni anno il gruppo dei parenti si incontrava con quell’uomo per una settimana, in un luogo isolatissimo, per parlare, stare insieme, litigare... con la possibilità di chiedergli: “Come hai potuto? Programmare e agire...”; nessuno ti sa spiegare perché hanno sparato, perché qualcuno si è rifiutato e qualcun altro no.
Il male del passato inizia a svanire, mano a mano tu vuoi bene a quella persona. Amate i propri nemici diventa liberante, perché i tuoi nemici hanno un volto umano! Allora il leone e l’agnello di Isaia iniziano a star insieme e a volersi bene! Il male non ha mai avuto l’ultima parola e non ce l’avrà mai!
Come ricordare oggi un uomo grande come Aldo Moro, martire per la giustizia nel nostro paese? La figlia non ha dubbi, Aldo ha tanto amato questo paese, ha tanto desiderato di costruire cose buone con persone portatrici di diritti, dignità e rispetto che oggi anche noi dobbiamo sperare e impegnarci in questo! Maria Agnese, ci confessa accennando a un timido sorriso, che ricorda un padre pieno di tenerezza, un po’ fissato con l’igiene, ma che tutte le sere la metteva a letto a dormire rassicurandola che non ci fossero mostri nella stanza, e le stringeva la mano, finché non si addormentava. E quella mano è rimasta sempre stretta alla sua!





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