Il Signore e Padre,
per mezzo della parola e
dell’esempio
del beatissimo padre nostro
Francesco,
generò nella sua santa Chiesa
tutte le mie sorelle che sono e
che verranno
per seguire la povertà e l’umiltà
del suo Figlio diletto
e della gloriosa vergine sua
Madre.
Santa Chiara d’Assisi
Chiara nasce ad Assisi nel 1193 (o 1994) da una nobile e
ricca famiglia. La prematura morte del padre, la fuga a Perugia a seguito delle
lotte tra i maiores e i minores di Assisi, e alcune difficoltà
economiche contribuiscono a formare in Chiara un carattere deciso e temprato.
Al ritorno ad Assisi, rifiutata ogni proposta di matrimonio, si dedica
volentieri alla preghiera e alle opere di carità.
Sentendo parlare di Francesco, già seguace di Gesù Cristo
povero, vuole incontrarlo e scopre così di avere nel cuore la stessa vocazione.
La notte della Domenica delle Palme del 1211 fugge
da casa per raggiungere Francesco e i suoi frati alla Porziuncola, e si
consacra al Signore.
Trova dimora, insieme alla sorella Agnese e ad altre donne
che nel frattempo si sono unite a lei, presso la chiesa di San Damiano, dove
Francesco aveva ricevuto il mandato di riparare la Casa di Dio mentre pregava
davanti al Crocifisso. Qui vive per 42 anni la Forma di vita che
Francesco aveva dato a lei e alle sorelle, osservando il Santo Vangelo, in
obbedienza, senza nulla di proprio e in castità.
Fedele all’ispirazione ricevuta attraverso l’esempio e le
parole di Francesco, Chiara chiede al papa il Privilegio della povertà,
cioè il privilegio di non possedere nulla: è questo ciò che caratterizza la
vita delle sorelle di San Damiano e costituisce una novità assoluta nella
storia della Chiesa.
Soltanto due giorni prima della morte poté ricevere
l’approvazione papale della Regola da lei vissuta insieme alle sorelle, prima
regola scritta da una donna per una comunità femminile.
Chiara muore l’11 agosto 1253, lodando il Signore con le parole
“Sii benedetto, Tu che mi hai creata”.
Due
anni dopo, nel 1255, papa Alessandro IV ne proclamò solennemente la santità.
Chiara ha
profondamente radicata in sé la consapevolezza di essere stata generata e di
ricevere continuamente la vita e il nutrimento dalle mani del Padre delle
misericordie, «che nutre gli uccelli del cielo e veste i gigli del campo» (Privilegio
della povertà 6).
Si sente figlia amata e riconosce i tratti della paternità di Dio nel volto del suo servo Francesco. Il padre san Francesco è per lei «piantatore» e più volte, definendosi in riferimento a lui, Chiara sceglie per sé l’immagine della «pianticella».
«Io, Chiara, pianticella del padre santo», scrive al termine della vita nel suo Testamento, utilizzando questa immagine che esprime il bisogno della cura paziente e amorevole, di essere nutrita e sostenuta nella propria fragilità.
Chiara sa di essere bisognosa di ricevere cura e si riconosce pianticella, ma sa anche porsi nella relazione con l’altro come madre che nutre e si prende cura: conosce la sapienza e la pazienza del contadino nell’andare incontro ai bisogni delle sorelle.
Tante testimonianze al Processo di canonizzazione rivelano la sua capacità di ascolto e la premura verso ciascuna, nella singolarità di ogni sorella.
Per lei le sorelle sono un dono ricevuto dalle mani del Padre: un bene da custodire con tenerezza e forza, mettendosi a servizio della vocazione di ognuna.
Si sente figlia amata e riconosce i tratti della paternità di Dio nel volto del suo servo Francesco. Il padre san Francesco è per lei «piantatore» e più volte, definendosi in riferimento a lui, Chiara sceglie per sé l’immagine della «pianticella».
«Io, Chiara, pianticella del padre santo», scrive al termine della vita nel suo Testamento, utilizzando questa immagine che esprime il bisogno della cura paziente e amorevole, di essere nutrita e sostenuta nella propria fragilità.
Chiara sa di essere bisognosa di ricevere cura e si riconosce pianticella, ma sa anche porsi nella relazione con l’altro come madre che nutre e si prende cura: conosce la sapienza e la pazienza del contadino nell’andare incontro ai bisogni delle sorelle.
Tante testimonianze al Processo di canonizzazione rivelano la sua capacità di ascolto e la premura verso ciascuna, nella singolarità di ogni sorella.
Per lei le sorelle sono un dono ricevuto dalle mani del Padre: un bene da custodire con tenerezza e forza, mettendosi a servizio della vocazione di ognuna.
fr. Michael Perry,
Ministro generale OFM
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