“Rallegratevi sempre nel Signore... il Signore è vicino”: con queste parole siamo introdotti, in questa terza Domenica di Avvento, alla liturgia Eucaristica. E’ un invito alla gioia quello che ci viene proposto oggi dal momento che siamo chiamati a gioire in profondità, esultare nel nostro intimo perché il Signore è vicino, si fa bambino per noi, Egli entra nella storia per essere accanto a noi e condividere le gioie e le sofferenze della nostra vita.
La prima lettura, tratta dal profeta Sofonia, è un canto di esultanza per Gerusalemme, la figlia di Sion che ha vissuto giorni di sventura, non deve scoraggiarsi ma gioire perché il Signore interverrà nella sua storia: “Re d’Israele è il Signore in mezzo a te... gioirà per te.”
Al centro della profezia c’è il Signore, il Salvatore potente pronto a difendere e proteggere i suoi figli, a riscattarli dai loro peccati che li hanno condotti lontano da Lui, è Dio stesso che va in cerca di loro e li perdona: “Il Signore ha revocato la tua condanna”, ed è Lui che per primo gioisce quando torniamo al suo cospetto: “Esulterà per te con grida di gioia”.
Il suo perdono e la sua misericordia ci rendono creature nuove, rinnovate dal suo amore. Il Signore promette la realizzazione di un progetto di pace e di giustizia per quanti aderiscono a Lui, si riconosco figli e seguono la sua volontà che è sempre benevola verso di noi.
L’esortazione dell’apostolo Paolo ai cristiani di Filippi (seconda lettura) ci coinvolge: egli chiede che a partire dalla gioia sperimentata i cristiani testimonino il Signore, attraverso le opere di bontà e di carità si può far conoscere che il Signore è vicino: “La vostra amabilità sia ben nota a tutti. Il Signore è vicino!” . L’apostolo ci mostra come comportarci nel tempo dell’attesa, come tenere desti i nostri cuori attraverso la preghiera costante: “In ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti”. La preghiera nella sua duplice valenza di supplica e di ringraziamento è espressione che nasce dalla fiducia in Dio, dal riconoscersi in tutto suoi, è esperienza che da gioia e apre lo spazio della gratuità. Anche se il Signore sa quello di cui l’uomo ha bisogno, da parte sua è chiamato da Dio stesso a chiedere, fare presenti le proprie necessità, ringraziare, per entrare in una maggiore confidenza con il suo Creatore e Padre.
La certezza che “il Signore è vicino e custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù” ci apre la strada della fiducia e della pace.
L’atmosfera di novità e di gioia pervade anche il brano del Vangelo; al centro vi è lo stesso annuncio di presenza di Dio e della sua vicinanza: “Viene Colui che vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Il popolo in attesa concretizza questo con la domanda “che cosa dobbiamo fare?”: la venuta del Messia ci porta inevitabilmente a riguardare la nostra vita e a cambiarla, a convertire i nostri atteggiamenti che non sono in linea con il Vangelo.
Il Battista da risposte adeguate secondo le diverse categorie di persone e le circostanze del tempo; la possibilità di compiere opere di bene anche per coloro che all’epoca erano considerati peccatori ed esclusi dalla grazia, apre il cuore alla speranza, alla ricerca del Salvatore. Le condizioni sono per tutti quelle di condividere i beni , essere giusti, donare amore e attenzione a chi è povero.
Il popolo attende il Cristo e il Battista descrive l’azione del Messia che deve venire battezzerà, purificherà: tutta la miseria e la fragilità umana sono percorse da un’acqua purificatrice e rigenerante, da un fuoco che purificherà dal male rendendo all’umanità la bellezza originaria e la comunione con Dio. E’ questo motivo di gioia e di ringraziamento perché il Signore che viene ci donerà ogni bene, ma soprattutto sé stesso.
Sorelle Clarisse. Monastero San Micheletto
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