Sabato 29 settembre ha avuto inizio nella nostra parrocchia San Francesco la mostra su “800 anni di presenza francescana in Terra Santa”. Il nostro vescovo, sua eccellenza Rodolfo Cetoloni, presso la sala “Friuli” ha tenuto un incontro sul tema “Terra Santa: il perché di un viaggio lontano. Ricordi e suggestioni per chi è stato pellegrino e per coloro che lo saranno”.
Il guardiano p. Paolo, dopo il saluto, ha introdotto mons. Rodolfo a parlare della sua lunga esperienza di pellegrino e guida di pellegrini.
San Francesco, fin dalla giovinezza personalità caparbia, mai si è accontentato di incontrare Cristo una, due, più volte, ma fino alla fine voleva sentire, imitare, fare ciò che gli ispirava il suo Signore, e in più vedere le meraviglie da Lui operate! Non solo pregare, sapere di essere salvati, Francesco voleva vedere anche i luoghi dell’incarnazione, vita, morte e Resurrezione di Cristo! Chi guida un pellegrinaggio in Terra Santa si accorge ben presto che essere guida corrisponde semplicemente all’accensione dello stoppino della candela: sono poi i luoghi di Cristo ad alimentare il fuoco che arde nel cuore del pellegrino!
Per il vescovo Rodolfo il primo pellegrinaggio è stato nel ‘71, nato da una gran voglia di girare per il mondo. A 25 anni arrivò la proposta di andare a studiare a Gerusalemme, idea che generava grande curiosità; ma da subito questa Terra così diversa dalla nostra catturò il cuore di Rodolfo.
Una domenica pomeriggio, durante la sua permanenza in Israele, si avvicinò una coppia di pellegrini che gli chiesero che luogo fosse quello; Rodolfo fu sconcertato che dei cristiani non riconoscessero il Calvario, non sapessero dove Cristo ha sofferto per ognuno di noi e ha dato la sua vita! Aiutare i pellegrini a vivere la santità dei luoghi fece sentire a Rodolfo come l’emozione si potesse trasmettere per poi ritornargli indietro aumentata! Così iniziarono per lui le avventure in questa Terra, con una ricchezza che lo spinse a proporre e a programmare per i frati in formazione un periodo di almeno 15 giorni in Terra Santa!
Anche San Francesco visse l’emozione della visita in Terra Santa, con tutte le contraddizioni e difficoltà del suo tempo! Arrivò a parlare con ardore del suo Signore col sultano d’Egitto, ottenne il lasciapassare per le città che voleva visitare. Quest’uomo non si accontentò di sapere, voleva vedere “con gli occhi del corpo”; così come a Greccio volle vedere l’incarnazione del Figlio di Dio e, 9 mesi dopo, ottenne alla Verna la grande grazia di vedere e ricevere i segni della Passione di Gesù, le Stimmate. Francesco voleva gustare la presenza di Cristo nella sua vita: quando nominava il nome di Betlem i biografi ci dicono che quasi belava e a nominare il nome di Gesù si leccava le labbra, quasi gustando la dolcezza della presenza del suo Signore.
Lo stile con cui oggi i cristiani rimangono a vivere in Terra Santa è quasi sempre nello stile di Francesco: soggetti a tutti, anche ai “saraceni” con cui possiamo essere in guerra e solo quando chiederanno il motivo di tale stile di vita allora è rivelata la confessione cristiana! I frati minori sono denominati i “frati della corda”, gente tra quella che si da da fare! E i frati si davano da fare anche quando scoppiavano le epidemie di peste e la gente moriva per strada: i frati erano gli unici ad uscire a curare i malati e a seppellire i morti! Molti frati morivano per il contagio, altri si facevano prendere dalla paura: allora i guardiani cominciarono a dare loro, dopo la benedizione, anche un po’ di Arak, del liquore mediorientale, per farsi coraggio; e ancora oggi questa bevanda è molto diffusa in Israele!
Per noi cristiani ancora oggi la Terra Santa è la terra in cui incontriamo più da vicino il Signore e nelle varie province dei frati minori i commissariati di Terra Santa si occupano di rendere più vicina e accessibile questi luoghi ai fedeli che vogliono visitarla.
Si va in Terra Santa per fare un tuffo tra i popoli, nella storia, nella politica, nella solidarietà, all’unica condizione di andarci solo da pellegrini.
Il salmo 84 ci aiuta ad entrare nel cuore del pellegrino che si appresta a fare il suo viaggio santo: “Quanto sono amabili le tue dimore Signore Dio degli eserciti... Il mio cuore è la mia carne esultano nel Dio vivente!” È la partecipazione totale, del corpo e dell’anima che si strugge, con il cuore, con tutta la volontà, con la propria storia! L’alternativa a questo atteggiamento corrisponde a chi intraprende un viaggio da turista, per una gita! In Terra Santa ci si ritorna con i figli, gli amici, le persone care, con il desiderio di trascinare gli altri, con la voglia di gridare, di aprire il proprio cuore al proprio Dio!
Il vescovo Rodolfo termina con un’ultima invocazione: “Beato l’uomo che in Te confida!”. È veramente beato colui che pone i propri passi in Dio, unica roccia sicura!
Il guardiano p. Paolo, dopo il saluto, ha introdotto mons. Rodolfo a parlare della sua lunga esperienza di pellegrino e guida di pellegrini.
San Francesco, fin dalla giovinezza personalità caparbia, mai si è accontentato di incontrare Cristo una, due, più volte, ma fino alla fine voleva sentire, imitare, fare ciò che gli ispirava il suo Signore, e in più vedere le meraviglie da Lui operate! Non solo pregare, sapere di essere salvati, Francesco voleva vedere anche i luoghi dell’incarnazione, vita, morte e Resurrezione di Cristo! Chi guida un pellegrinaggio in Terra Santa si accorge ben presto che essere guida corrisponde semplicemente all’accensione dello stoppino della candela: sono poi i luoghi di Cristo ad alimentare il fuoco che arde nel cuore del pellegrino!
Per il vescovo Rodolfo il primo pellegrinaggio è stato nel ‘71, nato da una gran voglia di girare per il mondo. A 25 anni arrivò la proposta di andare a studiare a Gerusalemme, idea che generava grande curiosità; ma da subito questa Terra così diversa dalla nostra catturò il cuore di Rodolfo.
Una domenica pomeriggio, durante la sua permanenza in Israele, si avvicinò una coppia di pellegrini che gli chiesero che luogo fosse quello; Rodolfo fu sconcertato che dei cristiani non riconoscessero il Calvario, non sapessero dove Cristo ha sofferto per ognuno di noi e ha dato la sua vita! Aiutare i pellegrini a vivere la santità dei luoghi fece sentire a Rodolfo come l’emozione si potesse trasmettere per poi ritornargli indietro aumentata! Così iniziarono per lui le avventure in questa Terra, con una ricchezza che lo spinse a proporre e a programmare per i frati in formazione un periodo di almeno 15 giorni in Terra Santa!
Anche San Francesco visse l’emozione della visita in Terra Santa, con tutte le contraddizioni e difficoltà del suo tempo! Arrivò a parlare con ardore del suo Signore col sultano d’Egitto, ottenne il lasciapassare per le città che voleva visitare. Quest’uomo non si accontentò di sapere, voleva vedere “con gli occhi del corpo”; così come a Greccio volle vedere l’incarnazione del Figlio di Dio e, 9 mesi dopo, ottenne alla Verna la grande grazia di vedere e ricevere i segni della Passione di Gesù, le Stimmate. Francesco voleva gustare la presenza di Cristo nella sua vita: quando nominava il nome di Betlem i biografi ci dicono che quasi belava e a nominare il nome di Gesù si leccava le labbra, quasi gustando la dolcezza della presenza del suo Signore.
Lo stile con cui oggi i cristiani rimangono a vivere in Terra Santa è quasi sempre nello stile di Francesco: soggetti a tutti, anche ai “saraceni” con cui possiamo essere in guerra e solo quando chiederanno il motivo di tale stile di vita allora è rivelata la confessione cristiana! I frati minori sono denominati i “frati della corda”, gente tra quella che si da da fare! E i frati si davano da fare anche quando scoppiavano le epidemie di peste e la gente moriva per strada: i frati erano gli unici ad uscire a curare i malati e a seppellire i morti! Molti frati morivano per il contagio, altri si facevano prendere dalla paura: allora i guardiani cominciarono a dare loro, dopo la benedizione, anche un po’ di Arak, del liquore mediorientale, per farsi coraggio; e ancora oggi questa bevanda è molto diffusa in Israele!
Per noi cristiani ancora oggi la Terra Santa è la terra in cui incontriamo più da vicino il Signore e nelle varie province dei frati minori i commissariati di Terra Santa si occupano di rendere più vicina e accessibile questi luoghi ai fedeli che vogliono visitarla.
Si va in Terra Santa per fare un tuffo tra i popoli, nella storia, nella politica, nella solidarietà, all’unica condizione di andarci solo da pellegrini.
Il salmo 84 ci aiuta ad entrare nel cuore del pellegrino che si appresta a fare il suo viaggio santo: “Quanto sono amabili le tue dimore Signore Dio degli eserciti... Il mio cuore è la mia carne esultano nel Dio vivente!” È la partecipazione totale, del corpo e dell’anima che si strugge, con il cuore, con tutta la volontà, con la propria storia! L’alternativa a questo atteggiamento corrisponde a chi intraprende un viaggio da turista, per una gita! In Terra Santa ci si ritorna con i figli, gli amici, le persone care, con il desiderio di trascinare gli altri, con la voglia di gridare, di aprire il proprio cuore al proprio Dio!
Il vescovo Rodolfo termina con un’ultima invocazione: “Beato l’uomo che in Te confida!”. È veramente beato colui che pone i propri passi in Dio, unica roccia sicura!
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