Inizia con questa Domenica il tempo di Avvento, tempo nel
quale siamo invitati a meditare con maggiore intensità il mistero della nascita
del Signore, del suo entrare nel nostro tempo, il suo farsi vicino ad ognuno di
noi, ma anche ad avere lo sguardo rivolto alla sua venuta finale, e alle
manifestazioni della sua presenza nel nostro vivere quotidiano. Questo periodo
è caratterizzato dall’attesa, risuona infatti nella liturgia l’appello: vegliate!, che ci esorta ad essere
vigilanti cioè ad avere il cuore desto, attento alla sua Parola e a comportarci in modo da piacere a Dio.
La prima lettura, tratta dal libro del profeta Geremia, è
incentrata sulle promesse del Signore, è Lui stesso che parla assicurando a
Israele un futuro pieno di pace e di giustizia: realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele.
Il profeta descrive
colui che deve venire per donare la pace con due simboli significativi: il
germoglio e il nome. Il primo simbolo è tradizionale nell’ambito della profezia
messianica, indica l’inizio assoluto e gratuito di Dio: sul tronco secco e
inaridito Egli fa sbocciare la vita, il germoglio è segno di speranza e di
salvezza, di vita nuova, di continuità per la casa di Davide. Di fronte alle
nostre aridità e durezze il Signore non si arresta, ma opera sempre qualcosa di
nuovo per offrirci la salvezza, il suo amore gratuito che sempre ci viene
incontro se noi lo accogliamo.
Il secondo simbolo è
racchiuso nel nome con cui il nuovo sovrano e la città saranno chiamati Signore-nostra-giustizia: solo Dio può
donare la giustizia e la pace duratura, una stabilità che va oltre i piani e i
calcoli umani perché fondata sul suo amore e la sua fedeltà.
La seconda lettura è una preghiera ed esortazione che
l’apostolo Paolo rivolge ai cristiani di Tessalonica, valida anche per noi
oggi. Carità e santità sono gli elementi che costituiscono la preghiera:
crescere nel bene per camminare con cuore saldo e irreprensibile nella santità.
Questo è il modo di attendere il Signore non solo nella sua venuta ultima, ma
anche e soprattutto nel nostro vivere quotidiano; solo chi vive cercando di
piacergli comportandosi come Egli si è comportato, si incontra con Lui ed è da
Dio riconosciuto.
Il Vangelo è un parte del discorso apocalittico pronunciato
da Gesù nel tempio di Gerusalemme in prossimità della festa di Pasqua. Queste
parole di Gesù, che ad una prima lettura sembrano incomprensibili, ci aiutano a
scorgere le tracce di Dio nella storia, a leggere i segni dei tempi: segni
cosmici e sconvolgimenti della terra sono collegati alla venuta del Figlio
dell’uomo.
L’escatologia è già iniziata con la presenza del Cristo che,
fattosi uomo è entrato nella storia, è quindi tempo di alzarsi e levare il capo, mettersi nell’attesa operosa del Regno. “State attenti a voi stessi che i vostri
cuori non si appesantiscano” è necessario avere un cuore desto nell’impegno
quotidiano, seguendo gli insegnamenti del Signore, per cogliere i segni dei
tempi e non restare intorpiditi e travolti da quanto avviene ogni giorno,
bisogna “levare il capo per incontrare
gli occhi del Cristo che chiama il nuovo mondo alla luce” (Origene): la
luce della sua presenza, luce sulle nostre tenebre di peccato e fragilità. E’
dunque, un Parola di speranza quella che ci viene donata in questo inizio di
Avvento, una speranza che si fonda sulle promesse di Dio e ci esorta a vivere
operosi nella carità, pronti a cercare e ad attendere il Signore che viene.
Sorelle
Clarisse. Monastero San Micheletto
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